Rovina di Cancia

Provincia di Belluno – Italia

inquadramento del bacino

Figura 1 - Vista generale del bacino e del canale di Rovina di Cancia. Le linee rossa e gialla identificano i bacini contribuenti all’area di innesco ed allo sbocco del Bus de Diau.

Il canale di Rovina di Cancia si origina per incisione del ghiaione sottostante Forcella Salvella (2500 m s.l.m.) sul versante sud occidentale del Monte Antelao (Dolomiti Veneziane, Italia nord orientale) e termina immediatamente a monte dell’abitato di Borca di Cadore.

Il canale può essere diviso in tre parti: dalla testata all’area di formazione delle colate detritiche, da quest’ultima alla piazza di deposito, e, dalla piazza di deposito al muro in gabbioni a monte del paese di Borca di Cadore.

Nella prima parte, il fondo del canale è parzialmente occupato da massi giganteschi di diametro fino a 5-6m (figura 1a). La loro posizione è rimasta invariata nel tempo secondo le osservazioni di campo eseguite nel periodo 2002-2020. La loro presenza impedisce la formazione di grandi depositi di sedimento perché riduce la larghezza del fondo da 8 a 1-2 m così che solo piccoli eventi di colata e di flusso iperconcentrato si possono formare e propagare verso valle. Questa parte termina con un masso ciclopico che ha un effetto di ritenuta di sedimenti (figura 1b) attorno cui si formano i fronti di colata di moderata-elevata magnitudo.

I fronti fluidi od iperconcentrati si trasformano in fronti solido-liquidi a monte di questi quando lo spessore dei depositi di sedimento ritenuti a monte è elevato, altrimenti a valle. Il fronte solido-liquido della colata avvenuta il 23 Luglio 2015 si è formato a monte del masso ciclopico per inglobamento del deposito di sedimenti ivi presente che è stato per la maggior parte eroso. Di conseguenza, il fronte solido-liquido della colata avvenuta dieci giorni più tardi il 4 Agosto 2015 si è formato a valle del masso ciclopico (Simoni et al., 2020). L’influenza dello spessore a presenza dei deposito di sedimento sul fondo del canale sul punto di formazione del fronte solido-liquido è stata già osservata in altri siti (Coe etal., 2008; Berger et al., 2011; Imaizumi et al., 2019).

La seconda parte del canale ha un inclinazione del fondo tra 20 and 28° and è caratterizzata da una direzione più rettilinea e dall’assenza di massi di dimensioni elevate. Per questo motivo vi si possono accumulare elevate quantità di sedimento provenienti da crolli di sponda o dall’arresto di colata di bassa magnitudo. E’ in questo tratto che il volume solido della colata aumenta notevolmente per l’erosione delle grandi quantità di sedimenti presenti sul fondo. In figura 2 si può osservare l’approfondimento del fondo in questo tratto dopo il passaggio di una colata di media magnitudo. Alla quota di 1500 m m.s.l. c’è un salto di roccia molto elevato costituito da due massi giganteschi. La seconda parte del canale termina in una piazza di deposito (1344 m a.s.l.) costruita dopo l’evento del 1996 e progressivamente allargata negli autunni 20109 e 2014 (figura 1c).

Figura 2 - Il tratto a valle del masso ciclopico a quota 1666 m s.l.m. prima (a) e dopo (b) un evento di colata

La piazza di deposito ha il doppio scopo di arrestare le colate con volumetria fino a 10000 m3 e laminare quelle di volumetria superiore, ovvero di ridurne il contenuto di sedimenti. La terza parte del canale ha un tratto iniziale lungo 230 m di inclinazione elevata, mediamente 20°, seguito da un altro tratto che termina al muro in gabbioni (figura 1d) caratterizzato da un’inclinazione minore, circa 14° in media.

Il tratto iniziale è sempre stato soggetto a forti erosioni sia per l’elevata inclinazione che per effetto della portata liquida immessa alla confluenza del Bus de Diau (1320 m s.l.m.). Per questo motivo si è realizzata una briglia frangicolata al termine di questo tratto e si è spostata la confluenza del Bus de Diu immediatamente a valle della briglia (figura 1).

Queste opere dovrebbero diminuire l’erosione che si ha in questo tratto e ridurre il valore della portata solido-liquida. L’effetto complessivo risulterebbe sia la diminuzione della profondità e velocità della corrente che del volume di sedimenti trasportato a valle dalla colata, mitigando quindi l’impatto sul tratto di valle del canale e sulle opere terminali.

L’analisi granulometrica del materiale detritico sul fondo del canale e sui depositi post-evento sulla piazza alta ed a monte del muro in gabbioni mostra che la frazione più grossolana (elementi di dimensioni superiori a 2 mm) è quella dominante, approssimativamente l’85% del totale in media (Gregoretti et al., 2019; Simoni et al., 2020), con un basso contenuto limo-argilloso, approssimativamente il 5 %. La percentuale così elevata della frazione grossolana insieme alla bassa percentuale del contenuto limo-argilloso indica che il meccanismo principale di generazione degli sforzi all’interno della corrente solido-liquida è quello collisionale per cui le colate che avvengono a Rovina di Cancia sono di tipo granulo-inerziale.

Figura 3 - Le stazioni di monitoraggio ed i pluviometri presenti a Rovina di Cancia con in evidenza due delle stazioni di monitoraggio installate dall’Università di Padova e Bologna (a,b).

Il canale di Rovina Cancia è stato soggetto a numerosi eventi di colata alcuni dei quali hanno investito l’abitato di Borca di Cadore causando distruzioni e vittime (Bacchini and Zannoni, 2003; Deganutti and Tecca, 2013; Gregoretti et al., 2019; Simoni et al., 2020).

Per questo motivo dal 2014 è in funzione un sistema di monitoraggio ed allarme di proprietà della Provincia di Belluno e gestito, dal 2017 al 2020, da un Tavolo Tecnico composto da Provincia, ARPAV, Regione Veneto e Comune di Borca di Cadore. A scopo di ricerca i dipartimenti TESAF dell’Università di Padova e BIGEA dell’Università di Bologna hanno installato una stazione di monitoraggio nell’area di innesco nel 2014 (figura 1b, figura 3a) seguite da altre due nel 2019 (figura 3b).

Le stazioni di monte e valle sono state potenziate nel 2020 con telecamere ad infrarossi e sensori radar nell’ambito del progetto INADEF. La figura 3 mostra tutte le stazioni di monitoraggio ed i pluviometri presenti nel bacino di Rovina di Cancia.

DESCRIZIONE DEL CASO STUDIO

Nella parte alta il bacino è formato da pareti rocciose in dolomia principale, che convogliano le portate sulle falde rocciose del Vallon dell’Antelao tra i 2000 ed i 2500 m s.l.m. Le colate detritiche avvengono generalmente in estate e nel primo autunno e sono innescate dai temporali intensi estivi di breve durata (10-20 minuti) che si trasformano rapidamente, lungo le pareti rocciose, in correnti d’acqua ad alta energia; quest’ultime hanno la possibilità di mobilizzare grandi quantità di sedimento, innescando da qui le colate detritiche. Al di sotto di queste potenti aree sorgenti di sedimento il canale si innesta in una profonda e stretta forra rocciosa fino a quota 1600 m s.l.m. Tra quota 1600 m s.l.m.e quota 1400 m s.l.m. il rio Rudan scorre su profondi depositi quaternari che progressivamente incide, in un tratto con alternanza di scavo e deposito. Le dolomie e l’ammasso di conglomerato poggia su strati di San Cassiano, risalente al carnico inferiore e costituito da marne e tufi, fortemente alterate e stratificate, decisamente più impermeabili delle rocce calcaree e dei conglomerati. L’incisione valliva del Rudan trova gli strati di San Cassiano a 1400 m s.l.m., e il deflusso fino a poco sopra questo punto è effimero.
Al di sotto degli strati di San Cassiano il Rudan scorre da 900 m s.l.m. in giù sugli strati di Wengen (Ladinico superiore), composto da fitte stratificazione calcareo-marnoso-tufacee, con morfologia a salti di fondo e cascate fittamente incassate in gola del tutto simile a quella descritta nel tratto a San Cassiano. A valle della briglia filtrante e dell’abitato di Peaio, il torrente Rudan non forma un conoide, ma scorre in una valle scavata in depositi alluvionali per poi arrivare al Boite sui calcari e conglomerati delle formazioni di Livinallongo del Ladinico Inferiore.

Il bacino del rio Rudan e il monte Antelao (a sinistra – foto ARPAV) e particolare della zona d’innesco delle colate nel Vallon dell’Antelao (a destra – foto: Comune di Vodo di Cadore).

 

Numerose sono le cronache che riportano danni subiti agli abitati sottostanti il monte Antelao a seguito di fenomeni di debris flow del Rudan, mettendo in evidenza la notevole attività di questo torrente.La maggior parte delle notizie storiche, di seguito riportate, sono state ricavate da documenti di archivio gentilmente messi a disposizione dal Comune di Vodo di Cadore.
Le informazioni storiche degli eventi calamitosi pertinenti il solo Rudan vengono riassunte in modo sintetico nella Tabella che segue. Esse evidenziano un incremento progressivo della frequenza degli eventi di notevole intensità nell’ultimo trentennio.

NDataNote
1Settembre 1882Danni notevolissimi distruggendo  alcuni mulini che insistevano sulle sue sponde e la segheria che si trovava alla confluenza con il torrente Boite
2Settembre 1951Grande fenomeno alluvionale: alcune piante trasportate dalla corrente si appoggiarono contro il ponte della statale provocando l’arresto di un’enorme quantità di materiale. Le ghiaie e la corrente ricopersero per oltre un metro il piano di calpestio del ponte
3Settembre 1983La prima ondata di piena provocò la quasi totale ostruzione del ponte sulla S.S. n° 51 depositando il detrito trasportato nel tratto di collettore a monte. L’evento di piena fu così intenso da distruggere il ponte in calcestruzzo realizzato nel 1952 sulla Strada Regia
419.07.1987Le piogge prolungate ed intense dei giorni precedenti provocarono il trasporto di enormi quantità di detrito, in un tempo assai ridotto, lungo il Rudan. Circa 10000 m3 di materiale giunsero alla confluenza con il Boite
502.07.1994Piena caratterizzata da un trasporto solido di soli grandi massi
607.08.1996Colata detritica con sovralluvionamento dell’alveo in corrispondenza di Peaio. La colata, dopo aver esondato in sponda destra, ostruì la sezione sotto il ponte della ciclabile, provocandone il sollevamento e il galleggiamento. Il ponte rimase ancorato alle guide presenti sulle imposte
701.09.1998Numerosi e consistenti depositi di ghiaie oltre a diffusi fenomeni d’erosione delle sponde
805.09.1998Accumulo di materiale alluvionale nell’alveo del torrente Rudan in loc. Peaio
906-07.09.1998Ripetute colate detritiche che causarono, nei pressi dell’abitato di Peaio, consistenti accumuli di materiale. La colata esondò a monte del ponte sulla S.S. n° 51 depositando accumuli di sedimento sul piazzale del negozio “Antichità” in sponda destra. A monte del ponte Bailey la colata esondò in sponda destra.
1012.09.1998Colata detritica che provò fenomeni erosivi accentuati e diffusi nonché la destabilizzazione di due ampie aree (frane)
1105.08.1999Trasporto di una notevole quantità di detrito che si depositò a ridosso del ponte sulla S.S. n° 51 creando pericolo di tracimazione
1220.09.1999Colata detritica di notevoli dimensioni con esondazioni in molti punti. L’inghiaiamento mise in pericolo la viabilità della strada statale e provocò il deposito di una notevole quantità di detrito sul piazzale a lato del negozio di “Antichità” in destra idrografica. Più a valle, la corrente di piena asportò completamente la briglia a valle del ponte Bailey
1304.08.2015Colata di volume complessivo pari a circa 65000 m3, durata complessiva 5-7 minuti. Danni alla briglia frangicolata, completamente colma di materiale. Completa asportazione del ponte della ciclabile e notevole sotto-escavazione dei muri di sponda a valle di esso
1406.08.2018Colata fluida innescata da temporale molto localizzato nel Vallon dell’Antelao. Volume complessivo pari a 40000 m3. Riempimento completo del bacino di deposito (volume asportato pari a 10-12000 m3). Danni ingenti ad un cantiere in alveo nei pressi del Boite
1529.08.2020Colata detritica causata dalla combinazione tra cumulata di pioggia e temporale intenso. Riempimento completo del bacino di deposito (volume complessivo pari a circa 16000 m3)
1615-16.12.2020Ripetuti eventi di colata fangosa causati da una estesa frana superficiale in sponda sinistra a quota 1150 m s.l.m. circa, la quale ha determinato l’ostruzione del rio Rudan. Liquefazione del terreno dell’area di frana prodotta dalle ingenti piogge cadute 10 giorni prima e dallo scioglimento nivale. Notevole numero di piante trasportate a valle e ancora presenti sulla frana e lungo l’alveo principale. Volume complessivo pari a circa 5000 m3 (15/12) + 15000 m3 (16/12)

La briglia danneggiata dopo l’evento del 04.08.2015 (foto ARPAV del 05.08.2015) e il bacino di deposito dopo l’evento del 15-16.12.2020 (foto ARPAV del 16.12.2020)

La criticità nel bacino si pone tra quota 950 m s.l.m. e la sezione di chiusura dove il ponte della Strada Statale n. 51 di Alemagna, un ponte comunale della ciclabile Pieve di Cadore-Cortina d’Ampezzo ed un canale di deflusso inadeguato rappresentavano sezioni critiche per lo smaltimento di colate detritiche con il rischio di esondazione e coinvolgimento di parte dell’abitato di Peaio.

Il tratto del rio Rudan che attraversa l’abitato di Peaio: a sinistra appena a valle del ponte sulla S.S. 51 d’Alemagna; a destra nei pressi del ponte della ciclabile asportato dalla colata del 04.08.2015 (foto ARPAV del 05.08.2015)

A quota 1580 m s.l.m. il canale scorre in un punto di possibile esondazione in una curva verso sinistra; tale punto è stato quindi rettificato con un intervento di emergenza, realizzando una scogliera a massi ciclopici all’uscita della forra al fine di evitare fenomeni di avulsione (fuoriuscita dal canale).

Nel 2011 la Regione Veneto ha realizzato una briglia frangicolata a filtri verticali fissi spaziati 1.3 m e larghi 1.3 m, con doppia gaveta trapezia di altezza minima 7.2 m e larghezza 11.1 m. Il coronamento è largo 19.1 m e alto 11.3 m. Il bacino di deposito a monte dell’opera è stimato di una capacità di 15000 m3, e l’obiettivo dell’opera è di laminare il picco di colata e trasformare il flusso in iperconcentrato o trasporto di fondo, in modo che possa transitare al di sotto del ponte della strada Statale Alemagna senza depositare nel canale.
Diversi interventi di sistemazione e riprofilatura del canale a valle della briglia (pavimentazione e consolidamento dei muri laterali) sono stati realizzati nel corso degli anni e sono tutt’ora in corso.

La briglia frangicolata vista da monte (a sinistra) e il tratto di cunettone tra la briglia e il ponte della S.S. 51 d’Alemagna (foto ARPAV)

Nel 2019 la Regione del Veneto, su progetto di ARPAV, ha realizzato e collaudato il primo stralcio del sistema di monitoraggio e allarme della colata detritica del rio Rudan. Il sistema è composto di due fasi distinte: 1) il monitoraggio del fenomeno in oggetto e 2) la diffusione del segnale di allarme agli utenti interessati. Esso è stato strutturato in modo tale da creare un insieme di sensori suddivisi per il monitoraggio di due distinte fasi legate alla colata detritica:
  • monitoraggio delle precipitazioni intense, in grado di innescare il fenomeno di dissesto;
  • monitoraggio della colata detritica innescata.
Nell’ottica di strutturare un sistema di allarme con criteri di ridondanza dei sensori, in modo tale da ridurre al minimo la possibilità di eventuali mancati allarmi, i suddetti sensori sono previsti presso 2 distinte stazioni poste a quote diverse lungo il canale della colata detritica:
  • stazione “Rudan Antelao”: sita alla quota di circa 2140 m s.l.m. e costituita da 2 pluviometri e una videocamera full HD day & night;
  • stazione “Rudan Briglia”: sita in corrispondenza e nell’intorno della briglia filtrante alla quota di 905 m s.l.m. oltre che nell’abitato di Peaio e lungo le vie di comunicazione. Essa è costituita da 7 cavi a strappo lungo il canale di transito e una videocamera full HD day & night. Sempre afferenti a questa stazione sono un impianto d’illuminazione dotata di 3 fari a LED, i software di raccolta dati, elaborazione del segnale di allarme e gestione del sistema, oltre che gli impianti semaforici, i cartelli informativi e l’impianto di diffusione del segnale di allarme (sirene, lampeggianti e sistema di dispaccio massivo della messaggistica).
Già in fase progettuale sono state determinate delle soglie pluviometriche di preallarme e delle soglie di livello legate all’altezza di installazione dei cavi a strappo, comprese tra 1 e 3 m. Le logiche di funzionamento si differenziano sulla base di 3 scenari a seconda della piena funzionalità delle varie componenti del sistema. La realizzazione delle componenti del sistema finalizzate all’allertamento e alla chiusura della S.S. 51 di Alemagna è ancora da installare e collaudare da parte di ANAS, gestore dell’infrastruttura viaria che conduce a Cortina d’Ampezzo. Pannello informativo del sistema di monitoraggio e allarme collocato nell’abitato di Peaio e lungo le vie di comunicazione (a sinistra) e particolare di un semaforo (a destra – foto ARPAV)

Nell’ambito del progetto ARPAV intende installare, nella primavera del 2021, 3 stazioni di monitoraggio lungo il rio Rudan:

  • Stazione 1: alla quota approssimativa di 1450 m s.l.m. dove il rio Rudan interseca il sentiero CAI n. 230, dotata di 1 pluviometro e 1 videocamera a visione anche notturna;
  • Stazione 2: alla quota approssimativa di 905 m s.l.m. nei pressi della briglia frangicolata a monte di Peaio, dotata di 1 pluviometro e 1 videocamera a visione anche notturna;
  • Stazione 3: alla quota approssimativa di 890 m s.l.m. sul ponte della Strada Statale n. 51 d’Alemagna, dotata di 2 videocamere a visione anche notturna.

Tali sensori vogliono a) fornire un ulteriore supporto agli enti coinvolti nella gestione del rio Rudan e b) raccogliere dati sulla dinamica delle colate funzionali allo sviluppo e al test di sistema d’allarme di INADEF.

  1. Comune di Vodo di Cadore: proprietà e gestione del sistema di monitoraggio e allarme; diffusione e gestione dell’allarme e delle azioni di protezione civile; 
  2. Regione del Veneto: realizzazione delle opere di difesa idrogeologica e relativa manutenzione; manutenzione ordinaria del sistema di monitoraggio e allarme; supporto per le procedure e azioni di protezione civile;
  3. ANAS: gestore della Strada Statale n. 51 d’Alemagna;
  4. ARPAV: progettista del sistema di monitoraggio e allarme; supporto tecnico per l’allerta meteo e la gestione del sistema;
  5. Popolazione e turisti presenti a Peaio o in transito lungo le vie di comunicazione.

Da maggio 2020 è attiva una specifica procedura di emergenza di protezione civile riguardante l’abitato di Peaio, in relazione alle possibili colate detritiche lungo il rio Rudan.
La procedura prevede l’impiego delle previsioni meteorologiche, dei dati meteo (pluviometrici e radar), dei bollettini di allertamento emessi dal Centro Funzionale Decentrato della Protezione Civile Regionale, del sistema di monitoraggio e allarme e del monitoraggio in loco.
La gestione delle azioni di protezione civile e del segnale d’allarme sono in capo al Sindaco quale autorità locale di protezione civile.

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